mercoledì 9 dicembre 2009

Vivere l'Amore oggi

Cos’è l’Amore?
È un sentimento. È un sentimento che spesso si confonde con un’emozione.
Questo rende l’Amore un qualcosa che ancora oggi difficilmente riesce a trovare una traduzione e rimane, come spesso si usa dire, un concetto. Un concetto che spieghiamo in mille modi, colorandolo d’infiniti aggettivi ma che nella realtà non completano il concetto “Amore”. Si ha la sensazione di essere sempre più vicini ma nello stesso tempo non lo si raggiunge mai.
Ma perché? Una delle risposte più ovvie che possano venire in mente è che non si conosce l’Amore. Abbiamo forse la presunzione di conoscerlo e rafforziamo questa idea, avventurandoci nel parlarne in modo, a detta nostra, sempre più profondo e preciso.
“Amore, amore…Voglio amare, dicono gli uomini e le donne di questa terra…ma nel pronunciare queste parole parlano di un mondo che non conoscono ancora e traducono un’emozione che fluttua in loro come una nave senz’albero…
…un qualcosa nella coscienza che troppo spesso resta impreciso, una sorta di germoglio che così raramente si riesce ad espandere. Così, anche con la forza di cui può essere capace il cuore, generalmente l’umanità è incapace di comprendere che cos’è l’Amore.”
In queste poche righe è spiegato il perché di questa difficoltà nel capire e quindi anche di descrivere, spiegare, cos’è l’Amore.
Quello che molto spesso capita è, come detto all’inizio, confondere l’Amore come un’emozione.
Sentimento ed emozione non sono sinonimi e non dovrebbero essere confusi tra di loro. L’emozione è frutto del nostro ego che dietro l’apparente voglia di “dare”, nasconde la volontà di ricevere. L’amore-emozione alimenta una fame insaziabile legata agli istinti primari quali la riproduzione e l’auto-protezione.
L’Amore è donare senza richiedere o sperare nulla in cambio. Amare è la felicità di donare. Quante volte abbiamo pronunciato o avvallato queste frasi? Le riconosciamo come l’essenza dell’Amore e saremmo pronti a vivere in questo modo.
Ma cosa succede allora quando, presi in causa, ci facciamo prendere dal turbine dell’emozioni e soffriamo, ci lamentiamo, ci arrabbiamo e perdiamo ogni controllo su noi stessi se non otteniamo “ricompensa” dall’Amore donato?
“la sfera delle emozioni e delle pulsioni egoiche è un universo che occupa una funzione chiave lungo la strada che conduce alla reintegrazione divina.
..tuttavia, riconoscere questo fatto come una realtà non significa soltanto ammetterlo in quanto realtà metafisica o anche psicologica, bensì ammetterlo in primo luogo come forza concreta. ..l’essere umano può provare una certa gioia al semplice contatto con dei concetti filosofici: è un altro gioco dell’ego, che assapora la propria potenza intellettuale.”
Che sia dunque il nostro ego a padroneggiare con ciò che crediamo essere i nostri sentimenti? Tutte le strade effettivamente portano a lui.
Accettare il concetto dell’Amore è facile ma diventa difficile accettare di non saper metterlo in pratica.
Possibile che possiamo essere così succubi del nostra personalità più primitiva?
Siamo costretti ad ammetterlo, è innegabile.
Quello che dovremmo fare è capire e, ancor di più, accettare il perché questo avviene.
Credo che si debba partire dal concetto di ego. Che cos’è l’ego? Non è altro che una forma di protezione che si autoalimenta con il nostro tacito assenso. Ma cosa c’è da proteggere di così prezioso? Noi stessi dalla sofferenza. È quindi la paura della sofferenza il nocciolo della questione.
Ma l’Amore è sofferenza? No o almeno non dovrebbe esserlo. Si direbbe piuttosto che è l’uomo che lo traduce in sofferenza.
Non credo che il rapporto tra l’essere umano e l’Amore sia sempre stato simile ad una compravendita, una “merce” di scambio. Penso piuttosto che la ricerca d’Amore sia una necessità a cui l’uomo non si è mai tirato indietro. La bellezza del sentimento vero, puro è il sogno dei molti. Un sentimento che dovrebbe autoalimentarsi perché nel dare amore, è implicito che tutti quanti coinvolti nell’Amore dovrebbero dare e se tutti donassero Amore è altrettanto implicito che tutti lo riceverebbero. Un avere che non sarebbe egoico ma solo il puro frutto dell’albero dell’Amore a cui chiunque potrebbe nutrirsi. La sofferenza è proprio questa: una fame che non si riesce a placare ma non per insaziabilità ma per la semplice carenza di frutti. Viviamo in una società egoica, vissuta in prima persona, in cui tutto si prende, tutto si consuma e poco si dona o si costruisce per il futuro. C’è prima l’IO che il NOI. Ma quell’IO senza il NOI non è niente e si consuma sempre più. È un’auto distruzione, di cui oggi ne siamo consapevoli!
Nella società dell’Io la protezione è diventata “necessaria”, perché nell’illusione che si vive pare essere l’unica soluzione: donare Amore a chi sembra rubarcelo è come spogliarsi, è come perdere i pezzi dei nostri “sentimenti”, è rimanere indifesi, praticamente spersonalizzati.
L’ego quindi si erge come guerriero a difesa dell’Io, continuando ad alimentare l’illusione dell’amore. Ecco che quindi le emozioni che nascono da questa illusione, prendono il posto del sentimento. Fintanto che si “coltiveranno” queste emozioni non ci potrà essere sufficiente terra per coltivare il sentimento. Rimarrà un circolo vizioso e senza fine che continuerà a portare aridità nelle vite, se l’essere umano non si fermerà ad osservarsi, a capirsi, ad accettarsi e a scegliere di vivere per il NOI.
“Siete sempre simili a subacquei in apnea che non ne possono più di essere senza ossigeno, ma non fanno niente per uscire dallo loro situazione difficile.
L’oceano delle emozioni è a volte così attraente che, per quanto vi stiate annegando, temete che issandovi alla superficie potreste perdere in esso una parte di voi stessi; eppure bisogna che questa risalita si compia, affinché vi sbarazziate delle vostre ipocrisie”.
Occorre coraggio, ma quando sia ha Fede, Speranza e Amore, come Coelho scrive nel suo “Manuale del Guerriero della Luce”, non si ha alcuna esitazione nell’andare avanti per il percorso scelto.


Gli estratti posti tra virgolette nel testo, sono tratti da “L’incontro con Lui” di Anne e Daniel MEUROIS-GIVAUDAN, edizioni AMRITA

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