venerdì 27 novembre 2009

Medicina Tradizionale e Pranoterapia

La società occidentale fonda la sua cultura sanitaria sugli studi e sulle applicazioni della Medicina Tradizionale e, grazie a questa tradizione, si sono fatti grandi passi avanti nella ricerca, nella prevenzione e nella cure delle malattie, tanto che l’aspettativa di vita è migliorata notevolmente negli ultimi 100 anni.
La tradizione pranoterapeutica invece non è stata avallata da studi e ricerche come è avvenuto per la medicina tradizionale ed è vissuta nel corso dei secoli come un arte per pochi, come un “mestiere” tramandato di padre in figlio. Ciò ha contribuito a creare un velo di mistero attorno alla pranoterapia e alle sue applicazioni in soccorso delle malattie dell’uomo. Molti ne parlano ancora come una sorte di leggenda, un qualcosa da maghi, tanto che i pranoterapeuti sono visti spesso come ciarlatani, usurpatori di denaro o personaggi che si vogliono sostituire alla figura del medico.
Da qualche anno però la crescente cultura della società, agevolata da correnti legate alle new-age, ossia la cultura della ricerca del nuovo e del diverso, ha aperto le porte ad un mondo che oggi si comincia a manifestare e ad uscire dalla nicchia in cui giaceva. Ecco che la Pranoterapia come le varie tecniche olistiche che oggi conosciamo, comincia a farsi apprezzare.
Ma che cos’è la Pranoterapia?
La Pranoterapia è una tecnica olistica per il riequilibrio energetico che, utilizzando il Prana o Energia Vitale, aiuta a ripristinare un corretto flusso energetico nell’individuo. Ogni cosa, animata e non, è energia. È la vibrazione con la quale si manifesta che fa si che l’energia sia visibile come materia. Il disequilibrio energetico è all’origine delle problematiche più comuni e non che l’uomo manifesta. Il non equilibrio può trasmettersi attraverso il campo energetico sul piano somatico, portando quei disturbi o sintomatologie sulle quali poi la Medicina Tradizionale interviene.
Il flusso energetico è determinato da due forze contrapposte di energia che si equilibrano a vicenda. La tradizione orientale spiega questo equilibrio attraverso lo Yin e lo Yang, ossia energia positiva ed energia negativa. Con questi termini non si vuole indicare una energia buona e una cattiva ma semplicemente due tipi di energia opposte tra loro. Non si pensi infatti che il disequilibrio a favore dell’energia Yin o negativa provochi la malattia e che al contrario il plus valore di Yang o energia positiva sia salutare: lo stato di malattia può essere provocato anche da un eccesso di Yang.
Il sintomo è indice di un modo di rapportarsi con la vita non corretto. È un segnale che avverte che qualcosa non si è vissuta bene. Spesso le alterazioni sono di origine emotiva: il modo con cui viviamo le esperienze di vita ci può predisporre o meno all’insorgere di problematiche. Non tutti vivono la stessa realtà allo stesso modo, per cui il bagaglio dell’esperienza sarà diverso da persona a persona. L’esperienza maturata può quindi creare disturbi energetici che andranno ad influire sull’equilibrio Yin e Yang.
Il pranoterapeuta quindi aiuta a ripristinare il corretto flusso energetico bloccando l’avanzamento dell’alterazione sul piano fisico o, se questo è già manifesto, favorendo il suo riassorbimento. Per fare ciò egli utilizza il proprio Prana donandolo al soggetto in disequilibrio. A differenza di altri operatori olistici che usano il Prana prelevandolo all’esterno del loro corpo, canalizzandolo quindi dallo spazio al soggetto in trattamento, il pranoterapeuta utilizza il proprio Prana.
E’ evidente quindi che non tutti possono essere pranoterapeuti. La capacità pranica non si insegna e non si impara. E’ una dote con la quale il pranoterapeuta nasce.
Occorre sottolineare questo aspetto per non creare confusione. Infatti molti operatori si identificano come pranoterapeuti pur non avendone capacità, spacciandosi come “guaritori” di turno.
Il vero pranoterapeuta ha capacità non comuni ma non per questo è un essere soprannaturale. È un soggetto che mette a disposizione una sua qualità come avviene per un qualsiasi altro soggetto che possiede capacità che altri non hanno, come per esempio l’artista, che sia pittore o musicista: taluni hanno la capacità di esprimersi attraverso i colori o le note musicali e questa evidentemente è una cosa che non riescono e possono fare tutti. Nel nostro caso, il pranoterapeuta mette a disposizione la sua energia in aiuto alla sofferenza.
Un vero pranoterapeuta è certificato oggettivamente attraverso prove scientifiche ripetibili.

Ma cosa fa la pranoterapia?
In parte si è gia risposto. La pranoterapia aiuta a ritrovare l’equilibrio energetico del soggetto trattato. Tradotto significa aiutare le persone a risolvere il loro problema. Aiutare, non significa guarire. Aiutare significa contribuire, dare una mano, affinché il soggetto risalga alle cause della malattia e che le cominci a risolvere.
La Pranoterapia, così come ogni altra tecnica olistica, lavora alla causa del problema e non solo sul sintomo manifesto.
La Medicina Tradizionale agisce, e spesso esaurisce la sua applicazione, sul sintomo: mal di testa, analgesico; ritenzione idrica, diuretico. Ciò non impedisce al sintomo di ri-manifestarsi e spesso questo comporta l’adozione di una cura continuata nel tempo e in certi casi perdurante tutta la vita.
La Pranoterapia aiuta il soggetto ad andare alla fonte del problema, alla ricerca di quei fattori che favoriscono il disequilibrio e pertanto l’insorgere del problema. L’intento è quello di risolvere il problema manifesto e evitare che questo si manifesti nuovamente. Spesso la parola “aiuto” viene tradotta come “manipolazione psicologica” che induce il “paziente” a convincersi della
“guarigione”.
Secondo la Medicina Tradizionale ci sarebbe proprio questo “effetto placebo” indotto dal terapeuta e non le sue capacità non comuni, dietro ai numerosi casi di “guarigione” dovute alla Pranoterapia.
L’effetto placebo è certo una possibilità reale e se anche fosse solo questo il fattore di guarigione, avrebbe comunque risolto il problema. Non si vuole infatti cantare le lodi di certe capacità anziché altri talenti. Si parla di salute delle persone e se la sofferenza di queste scompare, il risultato è ottenuto.
Anche la classe medica dovrebbe allora prendere in considerazione l’utilizzo di certe pratiche se l’effetto placebo così come detto aiuta a risolvere la “malattia”: si potrebbero aiutare numerose persone ad uscire dalle proprie sofferenze, con un risparmio in tempo, farmaci e salute. E’ indubbio infatti che l’effetto dei farmaci sull’organismo non è trascurabile.
Ma non è solo di”effetto placebo” che si tratta. La società considera la malattia un essere a se stante, un qualcosa di separato dall’uomo, un’intrusa da scacciare, per la quale il medico si adopera per debellarla. La malattia non esiste. Esiste l’individuo malato. Come detto prima la malattia è la manifestazione di un qualche cosa che non viviamo per come dovremmo. La malattia è parte dell’uomo ed è per questo che bisogna aiutare l’intero essere, e non solo parti specifiche, perché scientificamente è dimostrato che un’alterazione in un punto determina per risonanza alterazioni in altri punti. E se il sintomo manifesto non è l’alterazione principale, questo ricomparirà inevitabilmente finché non si agirà sull’origine. L’opera del pranoterapeuta è anche quella d’individuare la fonte del disequilibrio per renderlo manifesto al soggetto, in modo che questi possa mettere in moto tutti quei meccanismi di regolazione consci ed inconsci propri di uno stile di vita, affinché si ristabilisca l’equilibrio.
In questo modo operante il pranoterapeuta non va contro la Medicina Tradizionale sostituendosi ad essa. Al contrario vuole essere d’aiuto al progresso scientifico della stessa, intervenendo in appoggio, in modo complementare alla terapia medica. Una filosofia non esclude l’altra ma insieme possono agire sinergicamente per raggiungere lo stesso scopo: la salute.
L’accusa che si rivolge ai pranoterapeuti o agli operatori delle medicine olistiche è quella di agire per finalità economiche spacciandosi per chi non sono o con capacità “guaritrici” che non hanno e quindi truffando coloro che cercano un aiuto per i loro problemi.
Questo succede purtroppo, come succede per tutte le categorie che lavorano alla cura e al benessere delle persone. Anche la classe medica non sempre agisce per il fine terapeutico. Spesso l’opera medica diventa troppo “mestiere” e la persona “malata” diventa un numero che si monetizza senza necessariamente risolvere la sofferenza. Accade ovunque. Ma mentre per la classe medica è una realtà che viene accettata poiché il titolo di studio acquisito li pone come coloro che di fronte alla malattia possono anche sbagliare perché, chiaramente; non si può sempre guarire, per gli operatori olistici vige che questi non possano fallire. L’aspettativa è spesso troppa e da una figura come il pranoterapeuta ci si aspetta la guarigione, quasi a voler elevare il terapeuta a mago o addirittura a Santo capace di miracoli. Il fallimento è una realtà possibile che deve essere accettata. Di Cristo ce n’è uno e noi non siamo Cristo. Forse è proprio questa aspettativa che predispone alle truffe o alla comparsa di personaggi pieni di grandi titoli ma dalle capacità molto comuni. Il bisogno rende le persone deboli e suscettibili ad essere raggirate. Con questo non si vuole assolutamente dire che il rischio di essere truffati c’è e che deve essere vissuto con superficialità e non curanza. Al contrario occorre cautelarsi. Così come si cerca il medico migliore a cui affidare la nostra salute, e a volte se ne “provano” diversi, chiedendo consigli o valutandone la competenza, allo stesso modo si dovrebbe cercare il pranoterapeuta in grado di aiutare secondo le necessità. Si ricorda comunque che nella vita e non solo nell’ambito dei pranoterapeuti o della medicina olistica, non sempre ad una parcella elevata corrisponde una capacità di aiuto altrettanto elevata: a volte un grande aiuto è possibile senza ricompensa alcuna. Questo però non significa che un operatore olistico non debba chiedere ricompensa per la sua prestazione. Viviamo in una società in cui tutto a un costo, la vita ha un costo e chi si mette al servizio del prossimo come professione deve pur sostentarsi. Non significa che si possa lucrare sulla sofferenza o quantificare quanto questa valga. Sta di fatto che fin quando non esisterà una regolamentazione tutto questo starà alla coscienza individuale delle persone.
In ogni caso la pranoterapia è una valida pratica in aiuto alla sofferenza e la sua diffusione, unita al numero sempre maggiore di persone che vi si rivolgono, ne è dimostrazione.

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