martedì 10 novembre 2009

Soffio Vitale

“Respirare significa vivere. Nulla accade senza, da quando si emette il primo vagito a quando si esala l’ultimo respiro. Respirare influenza l’uomo nella sua completezza. Respirando viviamo l’unità di corpo, spirito e anima. Se siamo oppressi, affannati oppure se si fa poco movimento, allora il respiro diventa piatto, leggero, dispendioso e poco efficace. Allora le cellule ricevono e trattengono troppo poco di quell’ossigeno che porta la vita, mentre le scorie metaboliche vengono eliminate troppo lentamente ed in modo insufficiente. L’uomo si sente male, intorpidito e svogliato e incapace di agire. D’altro canto è noto che un ricambio eccessivo e l’altrettanta notevole eliminazione delle scorie porta l’uomo anzitempo all’alterazione e alla morte. Una giusta respirazione ci consente fin dalla prima giovinezza di espellere le scorie gassose come l’anidride carbonica e di dare la giusta quantità di ossigeno anche agli organi interni come il cervello, i nervi e le ghiandole.”
Tratto da “Terapia e ginnastica respiratoria” edizioni mediterranee.

Da questo breve estratto è evidente quanto sia importante respirare. C’è chi ne parla anche come un’arte. Un’arte che bisognerebbe “allenare”. Sta di fatto che nessuno si può esimere dal compiere questo semplice gesto naturale.
Molti potrebbero chiedersi il perché su un gesto cosi naturale e spontaneo come la respirazione occorra soffermarsi così a lungo e dedicarci così tanta attenzione.
Potrei evidenziare la figura dell’apneista o della partoriente, giusto per fare due esempi a caso. Per loro conoscere e saper gestire il loro respiro è molto importante. Certo questi sono casi “limite” ma si potrebbero fare altri migliaia di esempi molto più comuni e con i quali ognuno di noi ha fatto e fa tutt’ora esperienza nella vita. Basterebbe semplicemente pensare a quando parliamo. Ritenete che non sia importante la respirazione in questo caso? Certo è anche questa è una pratica molto naturale e lo è a tal punto che non ci pensiamo e non ci soffermiamo più di tanto. Ma se vi dicessi di parlare in pubblico, davanti a persone che non conoscete (poche o molte non ha molta importanza), ritenete che sia ancora così semplice e naturale? E il vostro respiro? Molti avrebbero difficoltà anche solo ad emettere un singolo suono, articolare un discorso diventerebbe ancor più complicato. In questo caso saper controllare e gestire il modo di respirare vi sarebbe di grande aiuto. È solo un esempio, ma penso che sia sufficiente a rispondere al quesito posto pocanzi.
Conoscere pienamente se stessi è quindi essenziale. Conoscere e saper gestire il respiro cosi come controlliamo il movimento delle braccia è ciò a cui dovreste aspirare e raggiungere.
Innanzitutto riconosciamo due grandi distinzioni: una respirazione superficiale e una respirazione profonda.
Nella respirazione superficiale intuiamo che il processo sia molto limitato e l’organismo umano in questa condizione tende a sopravvivere, con il rischio però di non apportare il giusto quantitativo di ossigeno ad ogni cellula del nostro corpo. Queste pertanto tendono a non “ossidare” (processo di respirazione cellulare) e quindi rimangono inattive nei processi di scambio gassoso. Il protrarsi di questa condizione può portare al deterioramento della cellula stessa, che in termini più ampi significa indebolimento dell’organismo che a sua volta porta all’invecchiamento.
Uscendo fuori dalla microbiologia cellulare, una respirazione superficiale se abitudinaria, come purtroppo spesso accade, porta all’atrofizzazione dell’organo del polmone, per cui questo tende a diventare sempre meno elastico e di capacità minore. Le patologie respiratorie a carico delle persone più anziane sono spesso collegate a questo aspetto di non sviluppo dell’apparato respiratorio. Si parla in questi casi di collasso respiratorio, in cui la quantità d’ossigeno introdotta non è più sufficiente al fabbisogno dell’organismo. Questo stato cronico di salute è comunque sempre anticipato da una atrofizzazione dell’aspetto meccanico ossia ciò che si sottintende ad ogni fase del respiro. Il riferimento è alla muscolatura. Ciò che permette il movimento della cassa toracica nonché di tutto ciò che entra in gioco nel processo in questione è la muscolatura.
La respirazione superficiale tende a non utilizzare appieno la muscolatura coinvolta e solo alcuni gruppi muscolari lavorano mentre altri rimangono inattivi.
Questa abitudine respiratoria legata alla sedentarietà, che risulta essere il male del nostro tempo, è responsabile anche dello sviluppo di quelle patologie che un tempo risultavano marginali come lo stress, l’ansia, gli attacchi di panico o le allergie.
Da ciò risulta evidente quanto sia importante la respirazione profonda.
Molti conoscono il diaframma. Questo muscolo è uno dei principali deputati alle respirazione. Il suo buon funzionamento contribuisce in maniera significativa alla respirazione profonda.
Il neonato conosce bene questo muscolo che utilizza. In lui infatti si nota una respirazione diversa da quella che normalmente si osserva nella persona adulta. Questa respirazione viene chiamata respirazione diaframmatica o addominale o ancora di pancia. Questo potrebbe indurre a pensare che ci sia un qualcosa di totalmente diverso da quello che conosciamo come respirazione. Di fatto non esiste un altro organo deputato alla respirazione sito in quest’area. Si tratta semplicemente di un’attitudine “meccanica” che permette di sviluppare capacità respiratorie oggi limitate o addirittura non conosciute.
Con la crescita e l’instaurazione di stili di vita e abitudini, l’uomo impigrisce questa importante funzione e tende a dimenticarsene.

In questo ambito non si vogliono “insegnare” tecniche particolari o “spingere” verso capacità particolari. (Per questo vi consiglio la partecipazione al percorso specifico che viene proposto. Oppure esistono diversi testi esaurienti che perseguono lo scopo richiesto.) In questa fase si vuole semplicemente sottolineare questa importante funzione e indurre all’esercizio per riappropriarsi di un qualcosa che già appartiene ad ogni individuo.
Ciò che avviene in un buon respiro è il coinvolgimento di tutto l’organismo. Meccanicamente, il diaframma in fase di inspirazione si sviluppa verso il basso, quindi realizzando la sua fase attiva nel processo. Il movimento verso il basso, verso il ventre, induce i polmoni a stendersi anch’essi verso il basso, ampliando lo spazio a disposizione e quindi la capacità di assumere aria dall’esterno. Tale movimento induce anche una sorta di “depressione” all’interno dei polmoni che di fatto ha un effetto “risucchio”dell’aria all’interno degli stessi. Per rendere l’idea si potrebbe immaginare l’effetto della pompetta contagocce.
Effetto secondario ma importante di questa fase attiva della respirazione, l’inspirazione, è il “massaggio” del diaframma sugli organi interni. Infatti il movimento di questo provoca un movimento passivo degli organi sottostanti che si “spostano”per trovare spazio. Lo spostamento è quello che determina il “gonfiore” della pancia, tipico della respirazione addominale.
Il “massaggio” descritto ha effetti benefici sugli organi che aumentano la loro funzionalità e il benessere fisico in generale.
In fase di espirazione, il diaframma torna nella sua posizione di partenza contribuendo a far uscire l’aria dei polmoni.
L’espirazione, al contrario di quanto si possa pensare, è molto importante. Si tende a pensare a questa fase come un movimento passivo indotto dalla precedente inspirazione. Questo è vero da un punto di vista meccanico (anche se è possibile intensificare o protrarre volontariamente l’espirazione). Da un punto di vista fisiologico è tanto attivo quanto la fase inspiratoria. Se ricordate, all’inizio si è parlato di scorie derivate dalla respirazione. Sicuramente conosciamo l’anidride carbonica. Ad ogni respiro produciamo questo gas che torna ai polmoni per essere espulso. Se l’espirazione non è sufficientemente profonda, la CO2 non viene completamente smaltita e di conseguenza tende ad accumularsi. A livello polmonare quindi si avrà meno spazio disponibile per l’aria in entrata ma non solo: la concentrazione dell’ossigeno verrà “diluita”. È come se respirassimo meno profondamente ma con un dispendio energetico maggiore. È ciò che capita quando si sosta per lungo tempo in stanze senza un riciclo d’aria adeguato: presto la stanchezza si manifesta, insieme a sonnolenza e minor capacità di concentrazione.
Approfondire il respiro quindi, significa coinvolgere tutta la muscolatura e, come appena visto, tutte le fasi del processo. Questo, e con l’ausilio dell’esercizio, porta ad un rendimento ottimale della respirazione, nonché a produrre una fonte di energia sempre pronta ad ogni uso.
Esistono esercizi specifici di allenamento e di affinamento di questa muscolatura di cui il diaframma è solo uno di quella parte attiva che entra in funzione nella respirazione e di cui non abbiamo parlato, ma ciò che è l’intento di questo scritto è sviluppare la consapevolezza del buon respiro.
Sottolineare e riportare in risalto aspetti che avvengono in modo naturale, contribuisce a spostare l’attenzione su quanto di importante avviene all’interno del nostro organismo. Lasciare, come spesso succede, tutto sottointeso tende a far dimenticare.



Riassunto e esposizione di concetti sintetici

Respirare significa nutrire tutte le cellule, lo Spirito e l’Anima.

L’utilizzo del naso anziché della bocca in fase inspiratoria, contribuisce a riscaldare, purificare e inumidire l’aria che immettiamo, nonché contribuisce a stimolare l’ipofisi.
L’approfondimento dello studio delle funzioni nasali ha contribuito alla formazione di nuove scienze come la riflessologia nasale che attraverso l’utilizzo di oli essenziali quali timo, rosmarino, lavanda, limone, menta cinese, promuove effetti antisettici, disinfettanti, espettoranti: l’aroma terapia è oggi spesso utilizzata.

Vivere consapevolmente l’intervallo della respirazione, tra un respiro e l’altro ma anche tra la fase d’inspirazione e la successiva espirazione, cercando di rilassare tutti i muscoli e sciogliendo le tutte le tensioni.

Espirare è la fase più importante di tutto il processo della respirazione.

Una respirazione errata può essere causata dalla contrazione dei muscoli ausiliari della respirazione, delle spalle, del collo e della colonna vertebrale.

Evitare di trattenere il respiro.

Evitare una grande inspirazione seguita da una piccola espirazione.
Prendere coscienza del respiro significa migliorare la percezione e la consapevolezza del proprio corpo.

Un buon portamento è indispensabile per una buona respirazione
Una buona respirazione è indispensabile per un buon portamento.
Quindi occorrerebbe prestare attenzione alla postura e porvi giusto rimedio.
Per esempio, le vertebre sacrali non dovrebbero svilupparsi in avanti: ne conseguirebbe un afflosciamento addominale, con ricaduta sul diaframma.

Gli aspetti emotivi come la paura, condizionano la respirazione in quanto la tensione accumulata non viene scaricata e di conseguenza si modifica la respirazione. Inspirare significa caricare il corpo di energia, espirare significa scaricare l’energia accumulata e con esse le scorie derivata dal processo respiratorio. La paura è a tutti gli effetti una scoria e va eliminata. Infatti lo stress derivato dall’emozione provoca una contrazione muscolare che non viene utilizzata ma che si trasforma in tensione.
Per scaricare la tensione ci sono diverse modalità che vanno da tecniche vere e proprie a attività molto naturali come ridere, piangere o gridare.

Esercizi naturali per la respirazione: ridere, sospirare, gemere, piangere, singhiozzare, gridare, cantare, sbadigliare, annusare.

Occorre allenarsi al rilassamento: ciò avrà effetti benefici non solo sulla paura ma anche sulla rabbia e sulla depressione.
Rilassarsi significa decontrarre i muscoli ed avere una mente libera.

L’uomo che respira con calma difficilmente viene sopraffatto dall’ira e non si perde, poiché espelle fuori da sé la collera.

Il respiro è movimento. Il movimento è respiro.

Occorre far proprio il concetto di “respiro consapevole”. Ciò significa prestare attenzione al respiro e agli effetti dell’aria sul corpo, dirigendo volontariamente il passaggio dell’aria nel punto focalizzato.

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